Depurazione: il Commissario al Festival dell’Acqua, “lavoriamo a pieno ritmo, spingere su innovazione e investimenti”

Giugni all’iniziativa di Utilitalia: “Problemi sono gestione, autorizzazioni e tempi di attraversamento”


Roma, 16 giugno – “Stiamo lavorando a pieno ritmo sulle procedure d’infrazione oggi in sentenza di condanna. Ma dobbiamo spingere anche sul pedale dell’innovazione e degli investimenti, se vogliamo trasformare l’impianto di depurazione in una fabbrica verde”. Lo ha detto Maurizio Giugni, Commissario Straordinario Unico per la Depurazione, intervenendo al Festival dell’Acqua 2021 di Utilitalia.

Nel panel moderato dal giornalista Paolo Pagliaro, il Commissario ha fatto il punto sulle due procedure d’infrazione oggi in sentenza di condanna. “Per una di queste, la 2004/2034, paghiamo 165.000 euro al giorno, che sono poco meno di 60 milioni l’anno. Oggi – ha spiegato – abbiamo quindici cantieri aperti e altre quattordici gare di lavori in corso che presto potranno dunque diventare altri cantieri. Riteniamo di poter portare a chiusura la metà degli interventi nel 2023”.

“Queste procedure – ha aggiunto – sono il frutto di una carenza degli enti delegati: se si sovrappone la cartina con le tre Regioni maggiormente coinvolte (Sicilia, Calabria e Campania) e quella con gli affidamenti del servizio idrico, c’è corrispondenza tra le realtà impattate dalle sanzioni e laddove manca l’organizzazione del SII. Noi  – ha detto Giugni – abbiamo individuato due grandi criticità: la lentezza, spesso endemica, delle procedure di autorizzazione ambientale, su cui si sta lavorando anche con buoni risultati in Sicilia, e la lunghezza dei tempi di attraversamento con gli intoppi burocratici che si verificano”.

“Oggi – ha aggiunto il Commissario – dobbiamo spingere sul recupero di energia e di materia, sul riutilizzo dei fanghi che si incrementerà anche con la costruzione dei nuovi impianti. La crescita degli investimenti in campo idrico è incoraggiante, ma ancora non sufficiente visto che il dato al Sud, dove mancano molti impianti e si lavora in economia, è ancora residuale. Dal PNRR – ha concluso Giugni – mi sarei aspettato qualcosa di più, anche perché la condizionalità legata alla presenza del gestore rende fondato il rischio che gli investimenti finiscano al centro nord”.